GLI AMABILI RESTI

SINOSSI:

“Gli Amabili Resti- variazioni di famiglia con tavolo” racconta la storia di una famiglia, con i suoi disequilibri e i suoi ritrovamenti, le sue feste ed gli abbandoni, i suoi riti concertati e gli imprevisti che li spezzano. Lo fa attraverso i corpi di cinque performer, un tavolo, cinque sedie e l’indispensabile per apparecchiare in vista di un pasto che non sarà mai consumato, in un crescendo di ostacoli che trasformano la natura delle interazioni e il significato degli oggetti. Un movimento continuo, un viaggio emotivo e corporeo in un paesaggio variabile in cui musica, letteratura, teatro, mitologia e danza si abbracciano per creare una tensione ritmica che trasforma progressivamente le relazioni tra i corpi e il rapporto con lo spazio. Un luogo creato, distrutto e reinventato, uno spazio dove poter riflettere circa la propria libertà all’interno di tutti quei gruppi che si attraversano nella vita lasciando cosi tracce del proprio passaggio… gli Amabili Resti.

 

 

LA RICERCA:

Questo spettacolo parte da una riflessione sui modi in cui la famiglia può essere rappresentata attraverso il movimento. Sin dall’inizio della ricerca sono naturalmente emersi vari significati di appartenenza a questo nucleo. Il focus è quello delle dinamiche in cui il singolo è sempre in lotta tra volontà personale e la tendenza del gruppo. Si sono dunque delineati due binari di ricerca complementari, entrambi derivanti dallo studio sul comportamento del corpo in relazione all’altro.

Da un lato un’indagine sul come si possa costruire un “corpus”omogeneo, nella definizione di Nancy, composto da cinque organismi, partes extra partes, il cui fine ultimo e condiviso è indagare i diversi modi (e moti) in cui organizzare un andamento.

Dall’altro la possibilità di tradire questo corpus affidando alla messa in scena la narrazione di una storia familiare, fatta di persone e di un intreccio che ne determina l’azione, spesso contrapposta e parziale. Avevamo l’esigenza di lavorare su una drammaturgia, ispirandoci alla narrazione di storie familiari che attingono dalla mitologia, dalla letteratura e dal teatro.

In particolare, ci siamo concentrati sul testo de Le Mosche (1943) di J. P. Sartre, singolare rifacimento delle Coefore di Eschilo, dove le dinamiche interiori del singolo si scontrano con quelle della società. In questo caso, dunque, il lavoro s’ incentra sull’emozione che attraversando il corpo trasforma le sue energie, polarizzandole verso specifiche direzioni interpretative. È nell’intersecarsi di questi due piani che, progressivamente, si organizza lo spazio e si delinea la trama ed emerge alla fine una scena pronta a essere occupata, ma che resterà vuota.  O quasi.

 

CREDITI

Ideazione e Creazione:

Sara Lupoli & Loris De Luna

Performer:

Giovanfrancesco Giannini, Marianna Moccia, Sara Lupoli (o Valeria Nappi), Antonio Nicastro, Francesco Russo

Music Designer:

Francesco Giangrande aka Göreme

Impro di violino e noise :

Alfredo Pumilia

Light Designer:

Riccardo Cominotto

Foto di Scena:

Federica Capo, Sabrina Cirillo

Grafica:

Sofia De Capoa, Sara Lupoli

Produzione: Körper

Co-produzione: Casa del Contemporaneo

Con il sostegno di:

PianoBe, ArtGarage, LAC LiveArtsCultures, Liquid Art System

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